Il protocollo riabilitativo dopo artroprotesi di anca (ATA) ha come obiettivi principali il controllo del dolore post-operatorio ed il recupero funzionale, con il ritorno più precoce possibile alla vita quotidiana del paziente. Inoltre la rieducazione funzionale può prolungare la durata della protesi, attraverso il rinforzo muscolare che stabilizza la neoarticolazione, la rieducazione al cammino che riduce le sollecitazioni sull’anca e l’insegnamento di norme igieniche che è utile per limitare sovraccarichi e vizi posturali stressanti sulla protesi. Il trattamento riabilitativo è suddiviso in tre fasi (precoce, intermedia ed avanzata) che prevedono sedute biquotidiane secondo una progressione posturale.
Fase post operatoria precoce. In questa fase il riabilitatore si propone i seguenti obiettivi:
- Prevenzione delle complicanze trombo-emboliche
- Riduzione del dolore e degli edemi declivi
- Recupero del range articolare
- Insegnamento delle corrette posture
- Presa di coscienza della contrazione muscolare
- Propedeutica al carico
In questa fase è necessario, prima di tutto, mantenere un corretto assetto posturale di rachide e bacino e dell’anca operata, posizionando un cuscino di abduzione (o valva antirotatoria) da supino. Il paziente deve imparare a cambiare postura evitando i movimenti lussanti e i sovraccarichi per l’anca, per cui nell’assumere il decubito laterale si pone un cuscino tra le ginocchia per mantenere l’anca in abduzione. Ugualmente, per quanto riguarda la posizione seduta, il paziente viene istruito ad assumerla sostenendo l’arto operato con quello sano. Nei primi giorni dopo l’intervento inizia la mobilizzazione attiva-assistita dell’arto operato con la ricerca precoce dell’estensione e la mobilizzazione con il rinforzo attivo dell’arto controlaterale. Si eseguono anche esercizi di basculamento pelvico e combinazioni di sequenze di movimento come flesso-estensione, abduzione, intrarotazione. Si inizia dalla posizione supina per passare, il giorno successivo, al decubito laterale quindi alla posizione prona e seduta, infine all’ortostatismo. È importante che il riabilitatore tenga anche conto della via d’accesso. In quella posteriore deve, ad esempio, evitare di forzare l’intrarotazione; in quella anteriore l’estensione e l’extrarotazione; infine nella via d’accesso laterale deve porre attenzione a non mettere in tensione eccessiva il medio gluteo in adduzione. La tonificazione muscolare dell’arto operato è inizialmente isometrica. Si associano inoltre esercizi di flesso-estensione e circonduzione della caviglia, contrazioni eccentriche delle catene posteriori e massoterapia drenante a scopo antitromboembolico (il paziente è dotato di calza elastica).
Il controllo del dolore post-operatorio si ottiene attraverso l’integrazione di terapie manuali mio-tensive (massaggio decontratturante o neuro connettivale), scarico dell’articolazione, terapie strumentali (laserterapia, diatermia e magnetoterapia) e terapia farmacologica (con farmaci che non interagiscano con la terapia antitrombotica). Alcuni Trials clinici hanno evidenziato che i bisfosfonati intramuscolari o per bocca, se assunti precocemente, sono in grado facilitare l’osteointegrazione protesica e diminuire il dolore post-operatorio.
Fase post operatoria intermedia. Gli obiettivi di questa fase sono:
- Recupero del tono muscolare
- Mantenimento delle corrette posture apprese
- Rieducazione della coordinazione e dell’equilibrio
- Training al carico ed alla deambulazione
- Training all’esecuzione delle scale
In questa fase proseguono gli esercizi di mobilizzazione e si incrementa il rinforzo dei principali muscoli dell’arto inferiore attraverso esercizi isotonici ed eccentrici:
- Grande gluteo per l’equilibrio antero-posteriore del bacino
- Medio gluteo importante per mantenere l’equilibrio del bacino in appoggio monopodalico
- Quadricipite e ischio-crurali.
Inoltre si esegue la contrazione contro-resistenza di più gruppi muscolari per preparare l’arto al carico (anca–ginocchio-caviglia). La verticalizzazione del paziente è ricercata precocemente. Il carico sull’arto operato viene concesso in tempi diversi a seconda che la protesi sia cementata o non cementata (vedi tabella). La deambulazione è preceduta da esercizi propedeutici al carico in cui il paziente impara a mantenere il carico corretto sull’arto sano e su quello operato con un buon equilibrio del bacino; inoltre si procede al recupero analitico delle fasi e della lunghezza del passo. Inizialmente la deambulazione si effettua tra le parallele e con l’ausilio di deambulatore alto con ascellari nel paziente con minore autonomia ed equilibrio. Nei pazienti con maggiore autonomia si utilizzano due antibrachiali su tragitti sempre più lunghi. Quando il paziente ha acquisito un buon equilibrio con gli antibrachiali, si esercita a salire le scale portando in avanti l’arto sano e a scendere le scale portando avanti l’arto operato. Lo svezzamento dall’antibrachiale omolaterale si effettua quando il paziente è in grado di mantenere l’appoggio monopodalico sul lato operato senza basculare il bacino. Il secondo bastone va abbandonato più avanti, quando la deambulazione è corretta. Se è presente una maggiore lunghezza dell’arto operato è consigliabile compensare parte della differenza con un rialzo al tallone.
Fase post operatoria avanzata. Questa fase prevede il ritorno alle normali attività quotidiane e allo sport, preceduta dall’incremento delle esercitazioni di tonificazione muscolare, articolarità e propriocezione da svolgersi a secco ed in vasca terapeutica. Infine al paziente viene insegnato come evitare i movimenti e le posture potenzialmente lussanti (extrarotazione e flessione anteriore) e gli esercizi di mantenimento da svolgere per conto proprio. Vengono inoltre consigliati ausili come l’alza water ed il calza scarpe lungo. Le tempistiche medie per il ritorno alle attività sono:
- Lavoro sedentario e guida 30-45 gg
- Lavoro pesante 60-75 gg
- Sport:
- Cyclette e nuoto precoce
- Tennis, corsa, golf, sci 2-6 mesi